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HomeApprofondimentiCOVID-19, impatto sulla professione del farmacista ospedaliero

COVID-19, impatto sulla professione del farmacista ospedaliero

Marco CHIUMENTE | Doctor of Pharmacy

ne parliamo con
Marco Chiumente
Coordinamento scientifico nazionale SIFaCT

 

 

Come l’emergenza COVID-19 ha impattato sulla professione del farmacista ospedaliero e quali sono le principali criticità emerse?

Come Coordinatore Scientifico di SIFaCT non ho avuto modo di confrontarmi direttamente con le criticità dettate dalla pandemia di COVID-19. Tuttavia, mantenendo stretti rapporti con i colleghi “sul campo”, ho avuto modo di vivere indirettamente questa fase. Con il contributo del comitato scientifico e del consiglio direttivo SIFaCT, abbiamo ideato una survey sul tema alla quale hanno risposto più di 110 colleghi da tutta Italia. Il nostro campione riflette, in termini di prevalenza, le regioni più colpite dalla pandemia: circa il 60% dei rispondenti, infatti, proviene da Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Ai colleghi abbiamo chiesto principalmente come si è evoluta la loro professionalità in questo momento, chiedendo di indicarci quali attività routinarie del Farmacista Ospedaliero hanno subito un drastico calo in termini di tempo/persona dedicato e quali, d’altro canto, si sono viste potenziate. Tra le prime, assistiamo ad una notevole riduzione del tempo dedicato ad appropriatezza terapeutica e farmaco- e dispositivo-vigilanza. Tutte attività indispensabili per garantire l’efficacia delle cure che, purtroppo, sono state surclassate dalle esigenze legate al contenimento della pandemia. In contraltare, i colleghi segnalano un incremento di attività nei percorsi di approvvigionamento (soprattutto di DPI e farmaci dedicati all’emergenza), ma anche ad un ritorno della galenica non sterile (probabilmente riconducibile alla carenza sul mercato di soluzioni disinfettanti).

Questo quadro deve far riflettere e preoccupare allo stesso tempo in quanto, se resta ben chiaro il ruolo “logistico” del farmacista nei percorsi di approvvigionamento, non può venire meno la sua attività di supporto al clinico.

I risultati completi della Survey saranno presto pubblicati da SIFaCT sui propri canali ufficiali.

Qual è stato in tale contesto il ruolo delle società scientifiche e quali sono le principali indicazioni emerse?

Le società scientifiche durante l’emergenza hanno dovuto stravolgere la programmazione fatta ad inizio anno per garantire il proprio supporto agli iscritti. Anche SIFaCT ha dovuto rimodulare i propri piani dedicandosi principalmente al sostegno dei colleghi in prima linea nella gestione dell’emergenza. In che modo? Prima di tutto fornendo gli strumenti per essere correttamente informati in questo momento di turbinio informativo. Abbiamo creato, grazie al supporto del nostro Comitato Scientifico, contributi originali di revisione della letteratura su diversi aspetti legati alla pandemia da COVID19, abbiamo inviato newsletter dedicate al tema e predisposto per i soci l’utilizzo di banche dati sia a pagamento che gratuite per poter rispondere ad eventuali richieste di informazioni dei colleghi. Tra gli obiettivi di una società scientifica nazionale c’è sicuramente il supporto alla creazione di reti di professionisti ed in particolare, ecco perché in SIFaCT, abbiamo continuato a lavorare per supportare dei gruppi di lavoro per farmacisti che operano in specifici settori/aree terapeutiche. Ad esempio, durante l’emergenza, numerosi colleghi hanno utilizzato i gruppi di lavoro per confrontarsi sulla gestione di problemi pratici come l’allestimento di un galenico o il reperimento di prodotti carenti sul territorio nazionale. Il valore della società scientifica può essere elevato quando gli iscritti credono nella rete, si sentono protagonisti e partecipano attivamente fornendo il proprio tempo e le proprie competenze. L’emergenza ci ha confermato che bisogna continuare, come società scientifica, ad investire nella creazione di reti di professionisti.

Aggiornamento e comunicazione nella fase di emergenza e nel post-emergenza, quali i principali strumenti messi in atto?

Nella fase acuta dell’emergenza l’aggiornamento professionale, così come è stato sempre proposto, quindi principalmente con eventi di tipo residenziale, è stato ovviamente impossibile. La nostra società scientifica ha cercato di sostenere i propri iscritti divulgando le migliori soluzioni messe in atto nei singoli centri. E’ evidente che nessuno nella fase acuta poteva avere tempestivamente tutte le risposte a domande mai poste prima. Molte fonti, anche autorevoli purtroppo, si sono sentite in dovere di mostrare assolute certezze facendo molti errori e creando confusione. Ciò che abbiamo fatto come società scientifica, nel nostro piccolo, è stato di ribadire ancora una volta e sempre più fermamente che le valutazioni devono essere basate sulle evidenze scientifiche; laddove le evidenze mancano si deve cercare di correre meno rischi possibili.

L’emergenza ci ha insegnato che nell’attuale era della comunicazione, meno sono le evidenze scientifiche, maggiori sono le affermazioni prive di fondamento scientifico e quindi pericolose. Quando, speriamo presto, l’emergenza sarà solo un ricordo, sarà interessante approfondire quanto accaduto.

La comunicazione scientifica sta vivendo, in questo periodo, un inevitabile shift verso congressi virtuali, webinar e formazione a distanza.

Come valuta queste opzioni e quali i vantaggi/svantaggi rispetto agli eventi “in presenza”?

Gli eventi virtuali non possono esser considerati semplici trasposizioni dell’evento residenziale in modalità online. Rispetto al classico congresso o convegno in cui fisicamente si crea un incontro tra i professionisti, l’evento virtuale richiede dei cambiamenti notevoli, in primis legati alla classica interazione da comunicazione residenziale. L’attivazione di eventi online rappresenta una nuova, importantissima sfida legata, soprattutto, al garantire una partecipazione on line attiva e costante per ogni discente. Servirebbe molto tempo per evidenziare pro e contro delle due modalità formative; sicuramente sono numerose le opportunità e c’è ampio spazio per le idee più creative. Tuttavia, ciò che importa maggiormente alla società scientifica è raggiungere l’obiettivo principale della formazione: aggiornare efficacemente i propri iscritti in maniera tale che possano poi migliorare la propria pratica quotidiana grazie alle nozioni apprese. Formazione residenziale e virtuale non sono in contrapposizione, rappresentano diverse opportunità formative che in futuro potranno convivere per colmare i bisogni formativi dei nostri farmacisti e degli operatori sanitari in generale. L’emergenza ci ha cambiato e ci ha costretto ad utilizzare in maniera importante strumenti che prima erano impiegati in maniera marginale. Nel post-emergenza dovremo essere capaci di trovare il giusto mix nella comunicazione e quindi nella formazione, adattandoci e cogliendo le opportunità della realtà post COVID-19.